Tuesday, October 16, 2007

Session 2




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LinKin PaRK

Minutes To Midnight

Genere: Alternative/Nu-Metal

Etichetta: Warner Bros.

Voto: 6.5/10

Il tanto atteso ritorno dei Linkin Park è finalmente giunto e lascia sicuramente sorpresi. Dopo quattro anni dall’ultimo disco pluripremiato Meteora (oltre 9 milioni di copie vendute) la band californiana ritorna con un disco che lascerà sicuramente interdetti i fan di vecchia data. E’ noto che i Linkin Park dovessero la gran parte del loro successo al sound nu-metal ricchissimo di influenze rapcore, create con grande stile dal mc’s della band Mike Shinoda e dal deejay Joe Hahn. La band aveva diverse volte parlato di voler modificare il proprio sound in questo nuovo album e la scelta di Rick Rubin come produttore era un passo chiaro verso questa strada, del resto Rubin è riuscito a far fare brani melodici agli Slipknot, quindi lavorare con i Linkin per lui non era poi questa grande sfida. Ma lo stacco rispetto ai precedenti album in questa nuova creazione è davvero netto, il nu-metal è quasi del tutto assente e ha lasciato il posto ha moltissime influenze elettroniche e vintage. Quest’ultime fanno si che i Linkin suonino dannatamente simili a gruppi come U2, Depeche Mode, Smiths e Joy Division, anche il look della band sembra essere totalmente diverso, abbandonati i pantaloni larghi e il look pseudo hip-hop, adesso la band si ripresenta con barbe lunghe, giacche di pelle e un atteggiamento molto più compassato. L’album ha un inizio forte con given up che sembra non distaccarsi molto dal sound classico dei Linkin Park, ma già ascoltando brani come Shadow of The Day, The Little Things You Give Away (brano che condanna la politica Usa nei confronti della tragedia dell’uragano Katrina abbattutosi su New Orleans) e Valentine’s Day ci si accorge dell’enorme cambiamento della band. Il disco ha un ritmo incredibilmente soft, Joe Hahn è pressoché inutilizzato tranne che come regista, gli inserimenti rapcore di Mike Shinoda sono pressoché scomparsi e l’mc di origine asiatiche si limita agli assoli di chitarra e a parti cantate ultra melodiche. L’influenza degli U2 e I Depeche Mode è pesantissima e i Linkin non hanno tutto il talento per cercare di imitare in maniera corretta certi mostri sacri, il risultato non è del tutto da buttare e alcune cose sono davvero ben realizzate, ma nel complesso c’è un sapore davvero troppo diverso e distante rispetto al passato. Singoli come What I’Ve Done e Bleed It Out sono un buon punto di partenza per il futuro (anche se Bleed It Out con i vecchi Linkin sarebbe riuscito molto meglio) ma allo stato attuale questo disco suona come una pallida imitazione di band troppo distanti da loro sotto tutti i punti di vista. Chi li ha amati nei primi due album quasi certamente non apprezzerà quest’ultimo, chi li ascolta per la prima volta invece probabilmente li rimanderà ad un altro disco fatto con maggiore consapevolezza e maturità.

Orazio Cauchi


Now playing: Foo Fighters - The Pretender
via FoxyTunes

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